Di costellazioni familiari abbiamo parlato abbastanza qui: abbiamo riflettuto su come, una volta preso atto che ciascuno di noi appartiene ad un sistema, il percorso prevede il diventare consapevoli che occorre abbracciare il passato per potersi dirigere verso un futuro luminoso. Ho constatato con l’esperienza che, chi decide di intraprendere un lavoro sul proprio albero genealogico, cioè sulla propria storia familiare, lo fa con l’intenzione di guarire delle ferite, di curare dei traumi, nel migliore dei casi di esplorare dinamiche che sente poco funzionali. L’approccio è quasi sempre quello di andare a vedere gli scheletri nell’armadio, dare un nome agli irretimenti, svelare cosa c’è di nascosto “che ci fa soffrire”.
Il desiderio di sanare le ferite è uno dei principali obiettivi che ci si può porre affidandosi al metodo delle costellazioni familiari. Tuttavia, spesso sottovalutiamo un altro aspetto fondamentale: quello delle risorse, delle potenzialità, delle ricchezze che il nostro albero ci offre. Se il flusso ininterrotto della vita, tramandato di generazione in generazione, può far arrivare fino a noi l’eco di fatiche e traumi, di dolori dimenticati e di questioni irrisolte, è però importante ricordare che può farci arrivare anche doni straordinari, tesori nascosti, veri e propri punti di forza che forse non sapevamo di avere. Energie rimaste bloccate dentro quegli stessi irrisolti inconsci ma che, una volta portate alla luce, diventano energie su cui contare anche per affrontare le sfide lungo il cammino!
L’atteggiamento più aperto e inclusivo che possiamo avere accostandoci a un momento di costellazione è essere pronti ad accogliere tutto come un dono. Pronti a riconoscere la corrente di linfa benefica che scorre dalle nostre radici. Pronti a comprendere meglio noi stessi e la nostra vita, affidandoci a quella forza intelligente e più grande che è l’Amore, che mette davanti ai nostri occhi solo ciò che la nostra anima è predisposta ad accogliere.
E, se è vero che ciascun albero può essere portatore di doni specifici, ci sono almeno tre potenzialità che ogni albero ci consegna senz’altro. Sempre, indipendentemente dalle circostanze. Se mi conosci già, sai che i punti di riferimento del mio approccio sono molteplici: comprendono la teoria delle costellazioni familiari, ma anche il coaching umanistico, influenze delle culture dei Nativi americani e varie altre cose.
Non stupirti, quindi, se mescolerò un po’ gli insegnamenti di Bert Hellinger, il padre delle costellazioni familiari, a una terminologia più tipica del coaching, dove si parla appunto di potenzialità.
C’è un antico racconto cinese che narra di un ladro, entrato nella casa di un vecchio saggio. Mentre il ladro sta lasciando la casa con un prezioso vaso di giada, il vecchio saggio lo ferma sulla porta e, col tono che si userebbe con un bambino, gli chiede: “Non dimentichi di dirmi qualcosa?”. “Grazie…” mormora il ladro un po’ imbarazzato. Il giorno dopo, le guardie bussano alla porta del vecchio saggio: trascinano il ladro con le mani legate. “È vero che quest’uomo ha rubato questo prezioso vaso in casa tua?”, domandano. E il vecchio saggio: “Poiché mi ha ringraziato, credo piuttosto sia da considerarsi un regalo”. E così l’uomo si ritrova libero.
Libero. È questa la potenza della gratitudine: ci lascia liberi. A volte ci intestardiamo a “rubare”, a voler prendere con la forza, a cercare di “meritare” ciò che la Vita ci ha già regalato. Questa precisa consapevolezza ci rende liberi. Il nostro albero e la nostra storia sono carichi di doni per noi. Se riusciamo a riconoscerli come tali (a cominciare dal dono della vita stessa!) possiamo davvero compiere un grande passo verso la felicità. È un vero e proprio passaggio evolutivo: non a caso, la Gratitudine, per il coaching umanistico, è una potenzialità che fa parte dell’area della Trascendenza: qualcosa che ci eleva oltre noi stessi, capaci finalmente di vivere in pienezza, onorando, riconoscendo e integrando le esperienze del passato per crescere e realizzarci.
Ogni volta che invece guardiamo ai nostri genitori, ai nostri antenati, alla nostra eredità, e li giudichiamo, ponendoci al loro livello o sopra, ci mettiamo nell’impossibilità di poter ricevere da loro, e così miniamo la nostra possibilità di essere felici.
In questo senso, l’albero è un vero e proprio maestro, la vita stessa lo è: per questo, la seconda potenzialità che possiamo allenare mettendoci in relazione con la nostra storia familiare è l’amore per l’apprendimento. Chi possiede questa dote in grande misura, trae grande piacere dall’imparare sempre cose nuove: in vario grado, è una potenzialità che abbiamo tutti. Ha a che fare con la nostra capacità di far tesoro degli insegnamenti che ci vengono offerti e, così facendo, di progredire. L’albero genealogico è un campo di informazioni e di energia che contiene la saggezza e le risorse di tutti gli antenati: conserva la storia e le memorie della famiglia, rivela le dinamiche e gli eventi ricorrenti, ci aiuta a comprendere le nostre relazioni e il nostro posto nel mondo, ci guida verso la realizzazione del nostro potenziale.
Ma la più grande risorsa su cui andiamo a lavorare con le costellazioni familiari è l’Amore di per sé: l’Amore per la vita, per noi stessi e per gli altri. Quello che può modellare il nostro sguardo definitivamente è la consapevolezza che “tutto ciò che avviene, avviene per Amore”. Anche nelle sofferenze, anche nelle esperienze di chi ci ha preceduto, possiamo trovare dell’Amore nascosto. Saperlo, può davvero cambiarci la vita.