Estate, tempo di creatività

Secondo il Creativity Research Journal , un periodico scientifico edito dalla Georgetown University, ciò che chiamiamo “creatività” è il risultato della combinazione di tre variabili: la disponibilità a tenere la mente aperta a un grande numero di stimoli, l’attitudine a stabilire relazioni fra elementi diversi mescolandoli in modi nuovi, la capacità di cambiare il proprio punto di vista.

Nella nostra fortunata porzione di mondo, in cui l’estate porta spesso con sé una maggiore quantità di tempo libero e qualche anelato cambio di scenario, ecco che i mesi caldi diventano un momento straordinariamente fecondo per la creatività. Variazioni nei ritmi e nelle abitudini quotidiane, serate più lunghe che favoriscono la socialità, più occasioni di contatto con la natura e tutti gli stimoli che possono venire da un viaggio formano il terreno perfetto per seminare e far crescere nuove idee, nuove abitudini, inizi di cambiamento. Vale per i ragazzi, che sperimentano un tempo non più scandito dalla scuola e dalle attività usuali, e vale per gli adulti: anche se fossimo puramente costretti dal variare dei ritmi familiari a riorganizzare le nostre giornate, sarebbe bene riconoscere in questo una preziosa opportunità di rigenerazione!

Come i neuroscienziati spesso sottolineano, non dobbiamo sottovalutare nemmeno il potere della noia. La creatività, infatti, si attiva spesso proprio nei momenti in cui non si stanno svolgendo attività strutturate. E non è un concetto astratto o sfuggente: la creatività è associata, in maniera misurabile, a un maggior livello di integrazione fra diverse funzioni cerebrali e a una più elevata velocità nel processare le informazioni, oltre che alla rapidità di decisione e alla sensazione di avere un migliore controllo delle situazioni.

La scienza ha ormai dimostrato che la creatività non è una dote che qualcuno possiede e qualcun altro no: è una modalità di funzionamento del cervello. Il pensiero creativo, che corrisponde a una grande attività nella corteccia prefrontale del cervello, è una risorsa che tutti abbiamo, ma che necessita di essere coltivata e potenziata per diventare sempre più efficace e arricchire la vita mentale e la quotidianità. Un concetto che combacia perfettamente con l’approccio del coaching umanistico il quale, come sapete, considera ogni paradigma del nostro modo di pensare come qualcosa di “smontabile” e “allenabile” per diventare più funzionale alla nostra ricerca di un’esistenza felice.

Nel mio lavoro, la creatività è insomma la potenzialità dell’essere umano di generare nuove idee che migliorino la vita. Attenzione: non solo che la innovino. Mi viene in mente una frase che, nel famoso recente film dedicato a Oppenheimer, viene attribuita allo scienziato Isidor Rabi, premio Nobel e amico del protagonista. Rabi, che anche nella realtà si dissociò dal programma di elaborazione della bomba atomica, dice nel film: “Non voglio che il culmine di tre secoli di fisica sia un’arma di distruzione di massa”. Ecco: l’idea insita nel coaching umanistico è quella di una creatività “buona”, una creatività a servizio della Vita, un modo di guardare la realtà non solo progressista, ma realmente costruttivo.

La creatività, quindi, è un modo di accogliere gli stimoli e di ricombinare gli elementi, secondo la definizione scientifica citata all’inizio, che sappia indurci a cambiare il nostro punto di vista, ad ampliare il  nostro sguardo, a rimodellare la realtà nella direzione di una vita felice, fraterna, pacifica e felice.

Non è un caso se, con la nuova associazione culturale Alicubi, con cui collaboro da qualche mese, abbiamo ideato un campus per i ragazzi intitolato “Future Creators”, che continua fino al 2 agosto e di cui potete scoprire tutto qui.

Ma “creatori di futuro” siamo tutti, a qualunque età! Per questo auguro a ciascuno di noi di saper usare questo tempo alla ricerca di nuovi paradigmi.